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martedì 15 aprile 2025

Planimetria completa, orari, carte carro

Dopo aver sfruttato il plastirama senza ulteriori sviluppi accontentandomi unicamente del traffico disimpegnato nella stazione di Chiavenna con l’ausilio di uno spartano cappio di ritorno, è nata l’esigenza di implementare l’impianto, visto lo spazio e soprattutto anche il tempo a disposizione (grazie al pensionamento….).

Al fine di operare sfruttando tutte le potenzialità a disposizione ho studiato un impianto di complemento costituito da 4 moduli:

·         il cappio di ritorno con stazione intermedia (Dubino) dotata di piccolo scalo;

·         la coulisse a 8 binari (un’ipotetica stazione Colico Smistamento);

·         la “cava di ardesia”, di raccordo tra coulisse e plastirama;

·         le “rovine”, di raccordo tra coulisse e cappio di ritorno,

il tutto adeguato alle misure imposte dal sito di collocazione dell’insieme, ovvero la mia soffitta di casa; da tenere presente che le dimensioni dei moduli sono tali da permetterne la movimentazione attraverso l’accesso al locale costituito da una botola nel pavimento. L’impianto finito  si sviluppa in base allo schema seguente:




Agli inizi esisteva solo il semplice cappio di ritorno ma privo delle due sezioni in rettilineo e quindi dello scalo, posato su un tavolato di compensato grezzo senza accessori (stazione, scalo, paesaggio, ecc.) e alle mostre a cui ho partecipato (principalmente alla Fiera del Mare e al Porto Antico, entrambe a Genova in diverse edizioni tra il 2010 e il 2016) serviva unicamente come modulo ‘tecnico’ per permettere la circolazione in automatico dei treni nei due moduli della stazione di Chiavenna; solo all’edizione 2016 del Model Show alla Fiera del Mare il modulo del cappio di ritorno si presentava già completo come da schema; mancavano ancora la coulisse ed i suoi due moduli di raccordo.

Attualmente l’impianto si presenta nella sua completezza, con un discreto sviluppo di linea; date le dimensioni del locale soffitta, alto al colmo 1,70 m e nella parte più bassa (lato dove si sviluppa l’impianto) 0.80 m, operare con queste altezze non è certo comodo, per non parlare della fatica del trasporto in occasione di una mostra (smontaggio, preparazione dei moduli per il trasporto dotandoli dei coperchi di protezione, movimentazione, trasporto, ecc…) ma comunque il complesso si presta ad interessanti sessioni operative e si tratta solo di scegliere tra due modalità:

Modalità 1

Operare in base alla circolazione in automatico (sistema pensato per esposizione a mostre) in cui ci sono solo due treni circolanti in partenza dalla stazione di Chiavenna, uno in primo binario costituito da un’automotrice diesel con rimorchiata (tipo Aln 772), e l’altro in secondo binario con locomotore trifase; i due convogli si alternano nella marcia percorrendo l’intero tracciato con opportuni tempi di sosta regolabili nella stazione di testa (Chiavenna); per il treno in primo binario non ci sono problemi in quanto le automotrici sono bidirezionali, invece nel caso del treno in secondo binario con trazione trifase viene effettuato il giro macchina per portare il locomotore dalla testa alla coda del convoglio, grazie alla dotazione di ganci con bilanciere ad azionamento magnetico sui vagoni estremi (è il gancio che aveva la vecchia Rivarossi azionato da un magnete permanente fissato tra le traversine): il treno fermandosi si sgancia da solo.

Il tutto avviene tramite l’uso di relè elettronici e contatti reed annegati tra le traversine, azionati da magnete posto sotto la locomotiva: si tratta quindi di un sistema vincolato che non permette manovre nelle stazioni (a meno di disabilitare momentaneamente il blocco automatico, compiere la manovra,  per poi reinserirlo...), tuttalpiù si può cambiare convoglio sfruttando la coulisse (manualmente).

Questo sistema ha indubbiamente un grosso effetto scenico perché non c’è l’intervento dell’operatore e come detto in precedenza l’ho studiato appositamente per fiere ed esposizioni.

Modalità 2

Operare in base ad un orario creato all’uopo che nella impostazione limite prevede la movimentazione di otto convogli, che costituisce la massima capienza della coulisse, dando la possibilità di una circolazione molto intensa basata su diverse categorie di convogli.

Un esempio è il seguente:



Il principio su cui ho basato l’orario è che non ci sono ”scale” del tempo per cui la percorrenza del treno è quella reale del modello, visto lo sviluppo della linea, con l’innegabile vantaggio che le eventuali manovre assumono molto più realismo avvicinandosi i relativi tempi a quelli reali; inoltre tutte le movimentazioni di merci sono regolate dalle carte carro e l’orario tiene conto di tutte le tempistiche necessarie alle manovre presso le due stazioni dell’impianto; nell’esempio in esame ci sono tre treni per trasporto merci (due omnibus ed un misto, in base alla classificazione del tempo) coi quali viene gestita una serie di trasporti in funzione delle aziende rappresentative del territorio.

Da tenere presente che i tempi di manovra sono ragionevolmente sufficienti da permettere lo svolgimento dell’intera sessione in 2 ore; naturalmente più convogli circolano, restando nell’intervallo delle due ore, e meno tempo si ha a disposizione per le manovre a vantaggio di un traffico intenso ma a scapito delle manovre che rischiano di assumere una dinamica poco realistica (molto veloce): ovviamente in questo caso ci si accontenta di non inserire troppi carri merce nelle composizioni dei treni.


Per avere manovre più realistiche come tempi e aggiungendo anche movimenti di carrozze per la composizione di alcuni treni ci sono altri esempi di orario usati nell’impianto; la durata della sessione è sempre di due ore ma con meno convogli in circolazione:


Esempio 1

In questo esempio l’ultimo treno della sessione (il 7001) viene composto appositamente (non c’è un corrispondente in arrivo) per riportare a Colico S.to eventuali carri merce ancora presenti sia a Chiavenna che a Dubino.


Esempio 2


Anche in questo esempio viene formato il treno misto 7001 in partenza da Chiavenna che, oltre ad avere eventuali carri merce, ha in composizione tre carrozze tipo 100 porte lasciate nello scalo dal treno 5394.

Le carte carro che ho adottato per il traffico merci sono quelle presentate su un numero di TTM, un esempio a due itinerari è il seguente:



La predisposizione vicino al quadro comandi dello schedario con le carte carro dei treni in circolazione e l’orario prescelto per la sessione:


La sessione operativa inizia con i treni in attesa nella coulisse (una ipotetica stazione di “Colico Smistamento”), tutti in direzione di Dubino: una volta partito, un treno effettuerà la fermata in tale stazione se prevista dall’orario e con la movimentazione di merci prevista dalle carte carro, per poi giungere, ripassando sulla coulisse come fosse un transito in piena linea, alla stazione capolinea di Chiavenna; il fatto di considerare la coulisse come stazione di Colico S.to o un tratto di piena linea dipende esclusivamente dal percorso che sta effettuando il treno in quel momento nel rispetto del tracciato come nella realtà: ad esempio se il treno parte da Chiavenna (treno dispari) transiterà sulla coulisse che fungerà da tracciato in piena linea per poi arrivare a Dubino e, proseguendo il suo percorso, arriverà alla stazione di Colico S.to (come nella realtà) cioè la coulisse, che costituisce l’interfaccia col ‘mondo esterno’. Viceversa se un treno parte da Colico S.to in direzione Dubino (treno pari) dopo aver oltrepassato questa stazione (transito o fermata in base all’orario) transiterà sulla coulisse che fungerà da tracciato in piena linea per poi arrivare a Chiavenna, stazione capo linea.

Trascorse le 2 ore tutti i treni circolanti avranno effettuato le loro corse come da orario, comprese eventuali manovre per lo smistamento delle merci in base alle carte carro nonché il cambio trazione (sia che si tratti di semplice giro macchina sia che si proceda al cambio della locomotiva con un’altra del deposito) e si ritrovano sulla coulisse, ma in senso opposto a quello della partenza iniziale: a questo punto la sessione è conclusa e per ripeterne un’altra occorre effettuare un ‘trasferimento’ Colico S.to - Chiavenna per effettuare il giro macchina e ritornare nella coulisse col verso ‘corretto’.

La presenza della coulisse è determinante in quanto permette di avere un discreto numero di treni in circolazione sfruttando così al meglio il parco materiale rotabile, inoltre la sua posizione particolare (si è abituati di solito a vedere la coulisse posizionata all’estremità di un plastico o nascosta dietro ad una galleria) diventa strategica col suo doppio ruolo di stazione di interfaccia col mondo esterno oppure di transito in piena linea: tutto questo fa parte di quello spirito di adattamento e delle immancabili licenze fermodellistiche per cui il divertimento è garantito.




In arrivo un accelerato al traino di un 432 


Un 431 in uscita dal deposito 







lunedì 14 aprile 2025

Il cappio di ritorno

La struttura è costituita da un telaio di listelli di abete 2,5 x 5,5 cm e un tavolato di compensato da 1 cm. Circuitalmente è formato da curve ROCO R5 (r = 542,8) mm per poter permettere la circolazione della 691 carenata Rivarossi; addirittura la casa Comasca indicava in allora le curve RC120 come le uniche consigliate per questo modello, ma da prove fatte il raggio R5 della ROCO consente un transito senza problemi. Nel cappio è posta la stazione di Dubino dotata di una piccola zona scalo con 2 binari di cui uno dotato di piano di carico (come effettivamente esisteva nell’unico binario della stazione vera): i due scambi sono autocostruiti con la tecnica descritta in TTM n.10 e la loro motorizzazione non avviene tramite attuatori a filo di memoria come nel resto dell’impianto ma è stata affidata a due servocomandi (per aeromodellismo, altra mia passione di gioventù) adattati all’uopo, senza circuiterie elettroniche di interfaccia per semplificare al massimo il funzionamento. Nel modulo non sono presenti sganciatori per cui le manovre possono avvenire solo con l’intervento del ‘manovratore’.

Il fabbricato viaggiatori proviene dalla storica scatola di montaggio Rivarossi mentre il marciapiede è autocostruito con listello di tiglio a sezione quadrata (per il bordo) e legno di balsa con finitura superficiale in sabbia finissima; il piano di carico dello scalo è autocostruito come pure il respingente terminale (con spezzoni di rotaia); il segnale ad ala è uguale a quelli nella stazione di Chiavenna (non funzionante, sia come braccio che come luci); la gru a mano faceva parte di una scatola di accessori Lima.

Il modulo è costituito da 4 sezioni e i rilievi sono appena accennati per ragioni d’ingombro in caso di trasporto: stazione, segnale ad ala, alberi e accessori vari vengono rimossi e sulle sezioni maggiori viene fissato un foglio di compensato di protezione supportato da opportuni spessori, mentre le due sezioni minori vengono fissate rovesciate una sull’altra, per un comodo e sicuro trasporto.

Il tracciato è dotato di inversione automatica della polarità qualora sia in funzione la circolazione con blocco automatico, nel funzionamento in manuale l’inversione può essere sia automatica che manuale ed in quest’ultimo caso il senso di percorrenza del cappio è a scelta dell’operatore. Naturalmente il tratto di linea in stazione è sezionato, come pure la zona scalo, per poter permettere altre manovre nel resto dell’impianto.

Non c’è linea aerea per il momento, ma sono state previste piazzole libere da vegetazione atte ad ospitare la base dei pali qualora si decidesse di procedere all’elettrificazione (sempre virtuale) anche in questa parte di impianto.



Vista d'assieme del modulo



Particolare del deposito legname




Particolare della rampa di carico




La stazione di Dubino 








domenica 13 aprile 2025

La coulisse

Rappresenta virtualmente la stazione di ‘Colico Smistamento’ (ad imitazione della vera stazione di Colico, posizionata alla confluenza della linea per la Valtellina e la linea per la Valchiavenna) e per l’impianto rappresenta l’interfaccia col mondo esterno attraverso la quale transitano i treni provenienti o diretti verso altre destinazioni. E’ formata come struttura sfruttando i tavolati da casseforme per edilizia (quelli gialli per intenderci) tagliati su misura, con le testate ospitanti la sezione di binario di raccordo (in leggera curva); i binari sono otto e l’interbinario è al limite, inoltre la posa delle linee è tale da adattarsi all’ingombro e poter sfruttare al massimo lo spazio a disposizione, questo spiega l’asimmetria del modulo. Lo scorrimento (manuale) è ottenuto mediante guide a sfere (di quelle utilizzate per mobilio) e la posizione precisa di ciascun binario è assicurata da due dispositivi di fermo a molla autocostruiti posizionati sulle estremità. La capacità di ciascun binario è tale da poter ospitare al massimo un treno di 4 carrozze e locomotiva a vapore con tender (tipo la 691, la più lunga circolante).



la coulisse in fase di allestimento




Particolare del fermo a molla


I binari sono fissati sulle testate con viti per permettere le registrazioni di allineamento. I contatti elettrici sottoplancia sono garantiti da una coppia di lamelle (un polo) in ottone ancorate sulla base fissa che strisciano sulle piastrine in corrispondenza del binario di corsa; il cursore a sfere in metallo è sfruttato come l’altro polo comune per tutti i binari.




Particolare dei contatti delle sezioni di binario


Il modulo è corredato di una copertura integrale al fine di lasciare tutto il materiale rotabile in sito e preservarlo al meglio dalla polvere: è una coperchio con telaio in legno e pareti di polistirolo che viene calato di precisione sul piano di appoggio e che non lascia fessure con l’esterno (ad eccezione dei tronchini di accesso) offrendo così anche un minimo di protezione termica al materiale (siamo in una soffitta senza climatizzazione e le temperature oscillano tra un min invernale di 6°C e un max estivo di 38°C).




Telaio di supporto al coperchio in fase di costruzione




Coperchio ultimato nella sua sede


Anche tutti gli altri moduli sono provvisti di una copertura antipolvere ma è formata semplicemente da un telaio in listelli di legno a sezione quadrata che regge un telo trasparente in plastica, incernierato alla parete di fondo e abbassabile sul modulo, come di seguito illustrato:



sabato 12 aprile 2025

La "cava di ardesia"

 

Il modulo costituisce il raccordo tra la coulisse e la stazione di Chiavenna; la sua struttura è costituita da un telaio di listelli di abete 2,5 x 5,5 cm con un tavolato di compensato da 1 cm. Il tracciato è simmetrico rispetto al modulo delle rovine ma c’è un’elaborazione paesaggistica maggiore in quanto il tema è la riproduzione di un sito estrattivo di ardesia con uno spaccato di scene di vita lavorativa. L’ispirazione per questo modulo proviene dalla Val Fontanabuona sita nell’entroterra ligure del Golfo del Tigullio, nella riviera di Levante della provincia di Genova, dove ancora oggi si estrae l’ardesia dalle cave in sotterraneo.

In questo modulo è stata riprodotta anche la linea aerea trifase, come naturale continuazione dell’adiacente modulo della stazione di Chiavenna. Dal punto di vista dei cablaggi, oltre all’alimentazione del binario, sono stati inseriti anche 2 relè reed in sostituzione di quelli che inizialmente erano nel cappio di ritorno, necessari per l’implementazione del sistema di circolazione in automatico dei treni: con l’inserimento di questi nuovi moduli il tracciato si è allungato cosicché la manovra dell’inversione del senso di marcia della locomotiva trifase (per eseguire il ciclo di giro macchina del convoglio in secondo binario) e l’azionamento degli scambi che un tempo si svolgevano nel cappio di ritorno ora si devono eseguire in questo modulo.


Vista d'assieme del modulo


1) La preparazione del modulo con rilievi in parte a base di polistirolo ricoperto di schiuma poliuretanica e in parte con struttura a rete metallica da ricoprirsi con carta e colla vinilica; si sono anche ricavati gli imbocchi dei due rami di decauville (spezzoni di binario in scala N), uno dismesso e uno attivo, per l’accesso alle gallerie di coltivazione dell’ardesia:





2) Il tutto ricoperto con impasto a base di carta di giornale macerata nell’acqua e strizzata, colla da falegname e segatura:





3) La preparazione del fondo con un po’ di erba stesa con applicatore autocostruito utilizzando il circuito di una racchetta fulmina-mosche:



4) Il sito pronto per accogliere i fabbricati:



5) Sui rilievi un po' di vegetazione, sul fianco del rilievo il camminamento che porta all'uscita di emergenza della cava:



6) Gli alberi sono sempre ricavati con la stessa tecnica: veri arbusti raccolti in giro per i boschi, talvolta composti da più spezzoni uniti in base alle esigenze, teloxis aristata e fogliame vario:





7) Libero sfogo alla fantasia:



8) Il fabbricato del laboratorio di ardesia della “Ditta Cuneo” è realizzato in balsa e compensato:



9) Con listelli di rinforzo all’interno:





10) Il tetto in tegole ricavato da strisce di fogli di cartoncino sovrapposti e piegati su tondino di legno:



11) Alcuni particolari costruttivi:




12) Costruzione della tettoia per proteggere il compressore (foglio di stagnola, stuzzicadenti per dare la forma ondulata, listelli di legno):







13) La baracca degli operai con tanto di scritta ironica….in tipica lingua genovese (traduzione: pian pianino):



14) Una fase della sua costruzione: cartoncino, listelli di legno e scaglie di vera ardesia per il tetto



15) Il palo della corrente elettrica che alimenta la cava: stecco da spiedino, cavo telefonico, perline da collana:





16) Inizio dell’allestimento (il cartello di cava non è tanto di fantasia…il nome della località, dalla quale la cava ha preso la denominazione, esiste davvero!):



17) La scena si arricchisce: chi spinge il blocco, appena estratto, nel laboratorio per la sua lavorazione, chi bagna di fango un blocco in attesa della lavorazione….altri blocchi già lavorati su richiesta di un cliente pronti sul pallet per essere consegnati…



18) Una cassa è pronta per il trasporto di lavorati più piccoli....



19) Sullo sfondo si intravvede l’imbocco di una cava dove ormai il filone è esaurito da tempo….



20) Vita di cava:






21) E questa invece è la vera vita delle cave di ardesia della Valfontanabuona!