Benvenuto! Mi fa piacere la tua visita perchè è gradevole condividere con altri questa passione che da' sempre soddisfazioni e spero di offrirti qualche spunto nell'osservare i miei lavori, sempre in evoluzione; cercherò a tal proposito di tenere aggiornato l'andamento dei lavori del plastico in H0, con le tecniche adottate e relative spiegazioni. Scrivimi i tuoi commenti, saranno sempre graditi e....buon viaggio!


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giovedì 29 dicembre 2011

Trifase in Valchiavenna: l'inizio

L'esordio

Ecco l'ultimo mio lavoro, ancora in costruzione, come l'ho esposto alla mostra di modellismo al Porto Antico di Genova "Porto Antico in Scala" edizione 2011:


Come dice il titolo, è ispirato alla Valchiavenna ed è una riproduzione "libera" della stazione terminale di Chiavenna, ambientato in epoca II; "libera" perchè oltre ad essere di dimensioni ridotte, ovviamente, anche il piano di stazione è stato modificato pur conservando la configurazione del triplo binario di arrivo come nella realtà. Il deposito locomotive con annessa torre idrica che si vede nelle foto è la riproduzione di quello esistente (oggi purtroppo adibito a deposito di mezzi del Comune con il fascio di binari di collegamento smantellato), con alcune licenze: dimensioni limitate in lunghezza e locali dormitorio annessi ridotti per poter permettere il massimo sviluppo possibile dello scalo a vantaggio del traffico.
Il fabbricato l'ho costruito in legno e cartoncino; le tegole del tetto sono costituite da 8625 rettangolini di 3,5 x 4.5 mm in carta vetrata (grana 120) incollati manualmente uno ad uno su un supporto di cartoncino da 2 mm; grondaie, scala, mancorrenti sono in metallo (acciaio e ottone da 0,6 e 2 mm); le finestre sono in plastica trasparente (acetato) con applicazione di film adesivo colorato riproducente l'infisso, disegnato a computer e intagliato con plotter; stesso procedimento per le porte (che saranno motorizzate). Tetto e torre idrica sono asportabili (tenute in sede con magneti) per gli interventi di manutenzione all'interno.
La linea aerea trifase è di tipo commerciale (Lineamodel) e il filo di contatto è il SBMWire da 0,2 mm della ditta EsseBiemme.
Ho scelto Chiavenna perchè sono affezionato al luogo ed inoltre le linee Lecco-Colico-Chiavenna e Colico-Sondrio furono le prime linee italiane e nel mondo ad essere elettrificate in trifase ad alta tensione (3600 V a 16,7 Hz); il progetto fu dell'ingegnere ungherese Kalman Kando e il loro esercizio iniziò il 15 ottobre 1902.
(la linea Colico-Chiavenna è conosciuta dai fermodellisti di lunga data come me perchè a suo tempo la Rivarossi aveva riprodotto la stazione di Dubino, posta lungo questa linea)


Il diorama, che consta di 2 moduli, è in effetti un diorama operativo  cioè un plastirama con uno sviluppo totale di 2.80 x 0,60 m ed è collegato, al momento, direttamente ad un cappio di ritorno che ne permette l'operatività; in futuro sono previsti altri moduli aggiuntivi.
L'ho dotato di un blocco automatico col quale si alternano due treni: uno dal 2° binario (nella foto con la 432 della Roco) ed uno dal 1° binario con una Aln 772; il programma prevede il movimento alterno dei due convogli con la percorrenza del cappio e ritorno in stazione; quando è il turno del treno con carrozze si compie la manovra della giratura del locomotore sfruttando il 3° binario. Il movimento si basa su un funzionamento in analogico mediante relè elettronici e contatti reed, rallentamenti, e partenze ritardate con timer regolabili; naturalmente il blocco automatico è disinseribile, permettendo il controllo in manuale.
L'armamento è Roco (codice 83) e gli scambi, come pure gli sganciatori (autocostruiti), sono azionati da attuatori a filo di memoria, anch'essi autocostruiti.

Prossimamente gli aggiornamenti con la descrizione delle fasi costruttive.
 

mercoledì 28 dicembre 2011

Ennemondo

Uno dei miei lavori riguarda il plastico in scala N che ho realizzato più di una decina di anni fa per mio figlio che era piccolo (la solita scusa…), senza però un obiettivo preciso di epoca, luogo od altro, più che altro per sfruttare il materiale che avevo già proveniente dal mio primo plastico di gioventù. E così ho preparato un telaio di 130 x 80 cm (misure che mi consentivano allora di appenderlo al muro della stanza di mio figlio a mo’ di “poster tridimensionale”) cercando di realizzare un tracciato abbastanza variegato, con salite, curve, gallerie, ponti, ecc. Quello che mi mancava l’ho comprato, qualche scambio (purtroppo possedevo già quelli antiestetici con comando a vista e quindi ho dovuto comprare i rimanenti dello stesso tipo…), vegetazione, qualche personaggio, ecc. La piattaforma girevole è autocostruita ed è azionabile a mano tramite una rotella accessibile da una botola laterale.
Il funzionamento è molto semplice e ridotto all’essenziale, adatto da poter essere comandato da un ragazzino, senza automatismi, offrendo il massimo del divertimento: il tutto avviene tramite un quadro sinottico con riproduzione del tracciato, mediante pulsanti ed interruttori che comandano gli  scambi  e le sezioni bi blocco con relativi segnali. L’alimentazione avviene tramite un unico trasformatore esterno che si collega con spine al quadro comandi.
Il tracciato è composto da una linea di pianura con una stazione di transito dotata di binario di precedenza ed un minuscolo scalo e da una linea di montagna che si diparte, in galleria, da quella principale che, attraverso rampe ardite, ponti e gallerie, arriva ad una stazione di montagna di testa (il cui tronchino di manovra finisce in una galleria fittizia) dotata di deposito locomotive con piattaforma girevole ed un segnale di protezione in linea che consente il blocco di un convoglio per eventuali manovre in stazione.
Il gioco del tracciato è tale si sviluppa su 5 livelli (i tratti in salita sono prevalentemente in galleria); inoltre ci sono 2 cappi di ritorno (uno in galleria e l'altro parzialmente in galleria) che consentono, una volta imboccata la linea di montagna, di tornare indietro, senza finire nella stazione terminale, e di transitare nella stazione di valle a senso invertito, alternativamente. L’effetto è davvero scenografico, peccato che è tutto manuale e bisogna stare attenti ad invertire la polarità al momento giusto nei cappi di ritorno ed inoltre non possono viaggiare due treni contemporaneamente: meglio così, uno solo impegna già abbastanza.
Con un orario di esercizio "ad hoc" si possono creare movimenti interessanti sfruttando anche la presenza di scali merci, seppur minimi; inoltre la stazione di testa ha un fascino particolare a cominciare dalla giratura delle locomotive a vapore! Naturalmente non c’è linea aerea: vapore e diesel! Ci sono lungo i tre lati occupati dai rilievi delle botole che consentono la manutenzione ai tratti in galleria nonché il recupero di eventuali mezzi deragliati. I rilievi sono stati realizzati con la tecnica della struttura in legno/polistirolo rivestita con impasto di carta e colla; il laghetto è stato realizzato con cartuccia di colla per pistola a caldo liquefatta in un pentolino sul fornello e colata sul posto.
Dopo il trasloco il plastico ha avuto una sede più consona (tirarlo giù da appeso era una faticaccia) e ho provveduto anche a costruire una cupola in plexiglas per proteggerlo dalla polvere; una particolarità: il castello arroccato sulla montagna è asportabile (insieme ad un pezzo di montagna) sia per motivi di delicatezza in caso di trasporto sia per diminuire l’altezza totale della copertura; per non lasciare il “buco” a copertura posata, ho costruito il pezzo “mancante” di montagna di altezza adeguata.
Altri particolari, dal tempo delle fotografie, si stanno aggiungendo a poco a poco......

 


Questo è lo schema del tracciato che svela il raccordo nascosto in galleria, colore blu scuro, che realizza un "cappio di ritorno"
 
 
 
Questi i filmati realizzati durante una mostra (Fiera di Genova)
 
 
 
 
 


Foto d'insieme che evidenzia il tracciato che si sviluppa su 5 livelli


Il quadro comandi: essenziale e funzionale


Le botole d'ispezione


Lo scambio che porta alla linea di montagna


Particolare della piattaforma girevole (a funzionamento manuale tramite ingranaggio accessibile da una botola) col deposito locomotive alla stazione di montagna


Vista della stazione di montagna dalla "finta" galleria che finisce nell'asta di manovra



Vista del castello con la vegetazione che si confonde con quella vera e lo sfondo (vero) della baia di Portofino


L'altro versante del plastico


Un'altra angolazione


Si notano più nel particolare i 5 livelli della linea


Il piccolo deposito locomotive con la tre assi e sullo sfondo la linea che porta all'ultimo tornante sboccante nella stazione di montagna
 
 

Un treno a vapore arranca sulla salita che lo porterà alla stazione di montagna mentre a valle un merci trainato da un possente diesel aspetta la via libera


La vaporiera ha completato il primo tornante in salita e dopo aver superato il primo ponte affronta il secondo tornante che la porterà all'altro ponte


Particolare della stazione di valle con la colonna idraulica
 

Particolare della piattaforma girevole e della carbonaia


La "finta" galleria della stazione terminale di montagna


Vista dall'alto di un lato


La botola col quadro comandi sullo sportello


Transito sul ponte inferiore direzione stazione di montagna


Tra due gallerie il classico casello


Primo e terzo livello



 A presto !

lunedì 26 dicembre 2011

Diorama di Portofino

scorcio con la baia di Portofino
Il "diorama di Portofino", in scala HO di ambientazione italiana in epoca II, è nato come desiderio di avere a disposizione uno spazio per far “sgranchire” le gambe ai miei modelli di locomotive, senza pretese di convogli o altro: uno spazio d’ingombro minimo da poter tenere anche sul ripiano di un mobile per fare eventualmente da esposizione ai modelli; il mio scopo era anche quello di realizzare un modulo indipendente con una sua finalità precisa di esercizio da collegare eventualmente un domani ad altri moduli. Le dimensioni del diorama sono di cm 115 x 28 ed è costituito da un telaio in listelli di legno grezzo, con controventature, di sezione cm 4 x 1 ed un piano di compensato da mm 8 su cui è stato fissato un foglio di sughero da mm 3. Il tutto è stato rinforzato esternamente da una cornice in legno levigato di sezione cm 5 x 1,5 e successivamente lucidata per motivi estetici. Tutto il diorama è inoltre provvisto di una bacheca “a tunnel” antipolvere, costruita in plexiglass, davvero indispensabile per proteggerlo da urti e polvere (e mani avide..). Una maniglia a scomparsa fissata nella parte inferiore del telaio ne consente un agevole trasporto come una valigia. Non ho voluto spendere eccessivamente nella costruzione, infatti gran parte degli elementi sono autocostruiti come gli scambi, il deposito locomotive e la torre di carico della carbonaia; il resto proviene dalla produzione commerciale che peraltro possedevo già da parecchi anni.
 
la vegetazione
Gli scambi, uno a tre vie e l’altro semplice, sono la peculiarità del diorama in quanto li ho autocostruiti partendo da profilato Roco Line. Un particolare impegno ha richiesto quello triplo per il quale ho dovuto eseguire pezzi da certosino utilizzando profilati di ottone di varie sezioni; il comando l’ho realizzato utilizzando dei vecchi servocomandi da aeromodellismo che non uso più, modificando il circuito elettrico per adattarlo alle mie esigenze. Ho dovuto realizzare anche dei fine corsa registrabili per non sollecitare eccessivamente il meccanismo di azionamento degli aghi (tutto è affidato alle saldature che talvolta hanno superfici molto ridotte), visto che i servocomandi hanno una corsa estesa ed esercitano uno sforzo notevole. Naturalmente per ottenere un funzionamento regolare di marcia ho abbinato al movimento anche un deviatore elettrico per alimentare i cuori degli scambi. In totale mi sono serviti due servocomandi per comandare le due coppie di aghi dello scambio triplo mentre lo scambio semplice viene azionato mediante leve sincronizzate collegate ad uno dei due servocomandi. Dalle foto si può notare il particolare degli azionatori con i registri dei fine corsa e i deviatori elettrici; si vede anche la squadretta con il comando di rinvio per l’azionamento dello scambio semplice (tutto autocostruito). Dato che questi micromotori sono azionati a tensione di 6 - 9 Vcc la loro alimentazione è prelevata dall’uscita in corrente alternata del trasformatore principale, opportunamente raddrizzata e ridotta mediante un semplice partitore di tensione. Inoltre il movimento degli aghi risulta essere molto lento e quindi è di un realismo notevole! Dalle foto si può notare il particolare degli scambi posati in opera (di fianco si vede la piastra amovibile per poter accedere al meccanismo motore, qualora necessario….).

telaio e cablaggi
servocomandi e commutatori
scambio triplo simmetrico






in costruzione
scambio semplice
fossa d'ispezione
Il tracciato consiste principalmente in una linea d’arrivo (interconnessione all’esterno del diorama) che si dirama in tre tronchi: uno va al deposito, uno alla fossa ed uno all’asta di manovra che serve per accedere alla carbonaia. Ogni ramo, compresa la linea d’arrivo, è sezionato ed inoltre ho inserito un moto automatico di va e vieni mediante un vecchio relè Faller (anno 1970) e pedali di contatto (a controrotaia) autocostruiti in ottone che consente il moto alternato da un estremo all’altro, tra rami preselezionati a piacere. In totale possono stazionare contemporaneamente 3 locomotive e funzionare alternativamente. Il binario è Roco (codice 83) e la posa delle traversine è stata modificata per renderle più rade come si usa nei depositi, ad eccezione degli scambi. Il pietrisco è semplice sabbia per edilizia passata al setaccio. Il deposito locomotive è autocostruito con cartoncino, polistirolo rigido e listelli di legno; le finestre sono ricavate da fogli lucidi con stampata a computer la grigliatura che simula l’intelaiatura; il tetto è ricavato incollando su una base di cartoncino 2735 tassellini di 2 x 4 mm di carta vetro fine (un buon passatempo per le serate piovose d’inverno); le grondaie sono ricavate da cannucce di plastica per bibita (tagliate a metà) e tondino di ferro sagomato mentre le pietre a vista d’angolo sono ritagli di carta vetrata. La carbonaia proviene da una vecchia scatola di montaggio Vollmer e ho deciso di usarla anche se la tipologia non è senz’altro in stile italiano; però così da sola non aveva alcun senso perché mancava il sistema di rifornimento ed allora ho ideato la torre di carico, autocostruita utilizzando del profilato di rotaia HO, cartoncino, legno: il motore è un accessorio navale e il cavo di sollevamento è filo di rame recuperato da un rotore elettrico mentre il cassone del carbone è ricavato da fogli di cartoncino rigido (naturalmente non funzionante). La linea decauville per alimentare la carbonaia proviene dalla vecchia Atlas-Rivarossi scala N e sono gli scarti di un vecchio plastico N che realizzai nel lontano 1969: anche la tre assi che si vede nelle foto risale a quell’epoca, sempre della Atlas-Rivarossi (made in Jugoslavia) e funziona ancora, svolgendomi un onorevole servizio nel plastico N (e che vi presento nella seconda parte). Naturalmente tutto il carbone presente (carbonaia, decauville, tender) è vero. Per la vegetazione ho utilizzato alcuni prodotti commerciali come erba, fogliame e felci (Bush, Heki, Noch, Faller); ho trovato un sacchetto di licheni sintetici per pochi euro da un grosso fiorista che vendeva anche articoli decorativi (la confezione per modellismo è molto più cara….); i tronchi degli alberi sono rametti veri come pure molti cespugli reperiti durante le gite in montagna (macchia mediterranea e Alpi). I personaggi sono di varia provenienza (principalmente Preiser e Merten) e sono tutti “elaborati”, sempre con colori a base acrilica (i militari sono ricavati da personaggi dei carabinieri). La fossa d’ispezione è autocostruita in cartoncino, come pure la sabbiera dove ho utilizzato dei fiammiferi; anche la base in cemento della gru è di cartoncino mentre le pietre a vista sono fogli commerciali. L’invecchiamento/sporcatura di tutto il diorama, compresi i modelli, è ottenuto sempre con colori acrilici e terre. Tutto il controllo del diorama avviene tramite piccolo quadro sinottico esterno collegato tramite cavo da computer con porta parallela dal quale si possono comandare gli scambi, i sezionamenti e naturalmente disabilitare l’automatismo per le manovre manuali. Per il momento non esiste illuminazione, in seguito si vedrà. Per ora vi lascio alle foto (con lo sfondo della baia di Portofino) che ho scattato a lavoro appena ultimato, ma che nel frattempo si è arricchito di nuovi particolari.

Il diorama è stato esposto nelle tre edizioni della mostra di modellismo che si è tenuta dal
2009 al Porto Antico di Genova nel mese di novembre.

Ecco alcuni scatti di effetto. 


















A presto!