Benvenuto! Mi fa piacere la tua visita perchè è gradevole condividere con altri questa passione che da' sempre soddisfazioni e spero di offrirti qualche spunto nell'osservare i miei lavori, sempre in evoluzione; cercherò a tal proposito di tenere aggiornato l'andamento dei lavori del plastico in H0, con le tecniche adottate e relative spiegazioni. Scrivimi i tuoi commenti, saranno sempre graditi e....buon viaggio!


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venerdì 13 dicembre 2013

Trifase in Valchiavenna: la storia continua

Dopo un periodo di silenzio mediatico, posso dedicarmi nuovamente alla mia opera che ha bisogno di un degno completamento; tanta strada è stata compiuta dalle "origini" ed ora la scena comincia a ravvivarsi, assumendo sempre più l'atmosfera di un mondo in scala arricchendosi a poco a poco di particolari.
Come già avevo descritto agli inizi, il programma d'esercizio l'ho ideato per le esposizioni al pubblico durante le mostre e prevede l'alternarsi di una automotrice (una "littorina") con un treno locale trainato da un locomotore trifase che effettua il giro macchina in stazione; i convogli, usciti dalla stazione, percorrono il modulo di servizio consistente semplicemente in un anello che permette di ritornare alla stazione di testa. Il sistema è gestito automaticamente mediante circuiti elettronici autocostruiti e contatti reed nei binari, con funzionamento in analogico.
Resta comunque la possibilità di operare manualmente tramite un quadro sinottico di comando che, nelle mie intenzioni, è stato l'obiettivo principale: il piano di stazione l'ho dotato infatti di binari a sufficienza per trascorrere sessioni di circolazione molto interessanti, eventualmente con tabelle orario definite.

Questi sono i filmati fatti in occasione del Model Fantasy Show a Genova.
 
Il giro macchina del 431 dopo l'arrivo della Aln 772
 
 
 
E' di turno la Aln 772: partenza e arrivo in 1° binario
 
  
Il locale col 432 in uscita dalla stazione
 
 
Alcuni particolari:
 
 
Vista d'assieme: è in corso il giro macchina del 432
 
 

La zona scalo dalla strada dello "Spluga"

Panoramica della zona scalo
 

Vista a livello binari dallo scalo
 
 
Vista dal magazzino merci col muso della 880 
 

La 880 in manovra
 
 
 Il locale col 432 è appena giunto sul 2° binario
 
 
Scenetta agricola
 
 
Completato il giro macchina il locale sta per imboccare la galleria in uscita da Chiavenna
 
 
Il mulino ad acqua (vera!): è l'unico fabbricato commerciale del diorama (Faller)

 
Il deposito locomotive: 940 e 880
 

Particolare del deposito col 432 in arrivo
 
 
La stazione di Chiavenna con i locali in 1° e 2° binario
 
 
Il locale in 2° binario sta effettuando il giro macchina
 

Il capo stazione
 

La stazione di Chiavenna lato strada
 
 
E' appena arrivato il locale sul 2° binario col 432
 

E' di turno il 431
 

Il locale col 431 è pronto a partire dal 2° binario
 
 
 
Ai tempi del trifase:
 
 
Un treno trainato da un 431 sul viadotto di Pietrabissara, sulle rampe della linea dei Giovi.













giovedì 12 dicembre 2013

Il piano di stazione

La genesi:
 
Una foto storica del piazzale della stazione di Chiavenna: non c'è ancora l'elettrificazione trifase, siamo quindi prima del 1902; si vede, da sinistra, il magazzino merci, la stazione e all'estrema destra il deposito locomotive con la torre idrica.
 

 
L'obiettivo di questo mio lavoro è stato quello di riprodurre con un certo grado di fedeltà (ma anche di libertà) la stazione di Chiavenna, compatibilmente con lo spazio a disposizione ovvero un locale soffitta.
Il diorama è costituito da due moduli con un piano di appoggio in compensato multistrato da 1 cm rinforzato inferiormente da una struttura in longheroni di abete 7 x 2 cm.
Essendo le dimensioni di ciascun modulo limitate (cm 140 x 60), studiate per poter passare attraverso la botola di accesso al locale soffitta, sede operativa del mio impianto, e nel contempo permettere un discreto traffico, il piano di stazione riproduce di massima quello esistente nella stazione reale, con parecchie "licenze" a partire dalla lunghezza, ovviamente: c'è comunque il fascio dei tre binari di arrivo con i relativi scambi nella parte terminale e il deposito locomotive a due binari situato però dalla parte opposta rispetto alla realtà, come pure il magazzino merci.
Per avere la possibilità di manovre nonché di binari di ricovero locomotive per cambi trazione, sempre molto interessanti nelle stazioni terminali, ho posizionato liberamente alcuni binari scalo compatibilmente con lo spazio disponibile.
 
Dalla foto si può vedere il lato ingresso stazione col fascio binari del deposito (i due più esterni), più altri due. E' possibile vedere il filo bianco di guida  che ho tesato alle estremità con elastici per l'allineamento dei binari; il piano di appoggio dei binari l'ho ricoperto con un foglio di sughero di spessore 3 mm per l'insonorizzazione.
L'unione dei due moduli è in corrispondenza della tripla traccia trasversale, poco prima dell'incrocio inglese.
 
Vista dal lato opposto con i tre terminali dei binari di corsa ed un tronchino per le manovre. Come armamento ho usato il flessibile Roco, codice 83. Nel tronchino ho modificato il passo delle traversine per renderlo più realistico. Tra primo e secondo binario verrà inserito il marciapiede.
In questa foto si vede la giunzione dei moduli con le due spine sulle testate per il centraggio.
Per non avere problemi di conducibilità negli scambi e incroci ho inserito dei ponticelli di filo di rame (ricavato da comune filo elettrico) saldati previa asportazione col cutter delle traversine: è una precauzione utile, anche se Roco prevede già di fabbrica il collegamento, ma non si sa mai.......una volta montato lo scambio o l'incrocio è difficile porvi rimedio! Per la polarizzazione del cuore non ci sono problemi in quanto ci sono le 3 prese per i collegamenti visibili in basso a destra nella foto.
 
La linea aerea è di produzione Linea Model, molto realistica che accresce la qualità dell'impianto ma molto delicata e di non semplice assemblaggio; ho usato diversi tipi di palificazione: semplice, multipla e sospensione fissa e ad archetto. Come filo aereo ho utilizzato il tipo sintetico elastico da 0,2 mm (Essebiemme), che ho pitturato col pennarello indelebile nero a punta grossa: ho fatto una fessura longitudinale col cutter nella punta ed in mezzo ho fatto scorrere il filo, il risultato è ottimo (è difficile usare un colore a pennello per via dei possibili grumi).
   
Naturalmente la linea aerea l'ho fissata col suo basamento prima di stendere la massicciata; non l'ho avvitata ma incollata in quanto il filetto alla base del palo è risultato di lunghezza insufficiente: inizialmente ho incollato a parte il palo alla base e successivamente l'insieme base-palo in opera mediante colla bicomponente (colla speciale americana per modellismo che lascia un tempo di 30' per l'applicazione prima di cominciare a indurire, dopo 24 ore l'essicazione è completa, come il cemento!). La massicciata è di Lineasecondaria, trattata prima dell'applicazione: bianca in origine, ne ho versato una discreta quantità in un barattolo da conserva aggiungendo del colore in polvere (terra), di tonalità terra ombra naturale, poco inizialmente, e poi ho agitato energicamente il barattolo, aggiungendo successivamente colore fino a raggiungere la tonalità desiderata. Dopo aver steso la massicciata con l'aiuto di pennello e spatolino, ho colato la miscela di colla vinilica e acqua (50%) con qualche goccia di detersivo da piatti mediante una siringa con ago grosso (da prelievo) aiutandomi con lo spatolino a compattare bene il ghiaino (a volte tende a lasciare vuoti quando assorbe il liquido); è un lavoro di pazienza perché ho iniettato la miscela a zone e tra traversina e traversina, senza sporcarle, altrimenti seccando sarebbero rimaste semilucide.
Il resto del piazzale l'ho ricoperto con sabbia finissima, applicata con la stessa tecnica della massicciata, senza trattamento di colore perché già in tonalità adatta per lo scopo; soltanto qua e là qualche sporcatura, sempre con terre. 
  
Particolarmente laboriosa è stata la posa in opera di ciascun palo dovendone curare la perfetta verticalità: all'uopo ho costruito una coppia di piastrine rettangolari flessibili (in legno duro), che ho fissato mediante una vite sul piano del plastico, con un'estremità poggiante sulla base in cemento del palo, in direzioni ortogonali fra loro: regolando la vite ho ottenuto maggiore o minore pressione sul basamento andando così ad incidere sulla inclinazione del palo; la colla bicomponente ha poi fissato il palo in quella posizione.
 
Nel punto di unione dei due moduli ho preferito ricorrere allo stratagemma del doppio palo, che nella realtà si può incontrare in corrispondenza di arrivi/partenze di tratte di linea aerea: avrei anche potuto lasciare il semplice palo col filo mobile che con un piccolo cappio si univa al palo successivo, ma ho preferito questa soluzione in quanto essendoci mensole a due e tre vie da collegare, la semplice tensione del filo, anche se minima, ne determinerebbe una flessione.


Il problema della flessione della mensola a due e tre vie per i pali gemelli sul bordo dei moduli, nonostante siano costruiti a portale, esiste comunque ed ho ovviato rinforzando il tubo della mensola con una rotaia affiancata e fissata con delle griffe fatte con filo di ottone inserito in un foro praticato nella rotaia e saldato, successivamente ripiegato: una goccia di cianoacrilato assicura l'insieme. Il sistema si è rivelato efficace, esteticamente accettabile. Il problema più grosso è stato costruire il portale a tre vie a partire da due semplici pali; inizialmente ho fissato i 2 pali (fra 3° e 4° binario) con le mensole a tre vie con la solita tecnica usata per gli altri, successivamente gli altri 2 sul marciapiede del 1° binario, muniti di un piccolo tratto di mensola con inserito, a cannocchiale, un tubicino: questo tubicino l'ho fatto scorrere fino ad imboccare la mensola del palo opposto, ed il gioco è fatto! E' stata così garantita la posa in squadra dei pali e l'unica cosa che si nota (a dire il vero poco) è quel "salsicciotto" lungo pochi millimetri all'estremità dei pali, come si può vedere nella foto. Ci può stare.........d'altronde  tentare di montare tutto di un pezzo il portale è una cosa impossibile!

Per quanto riguarda gli ormeggi fissi di testa ai terminali ho autocostruito il traliccio usando spezzoni di binario, saldati insieme. Quello nella foto è dei tre binari di arrivo.

 

Questo invece è del tronchino di manovra.
I fermacarri che si vedono nelle foto sono di provenienza Rivarossi, elaborati e sporcati a dovere.
Per i due binari di ricovero di fianco al deposito ho costruito, sempre con la stessa tecnica, quest'altro tipo di ormeggio sfruttando il muro del portale della galleria (Faller)
Vista d'assieme del diorama. Lo spazio è quello che è.........soprattutto l'altezza.......
Per rendere operativo il diorama ho creato un modulo di servizio (cm 175 x 120) diviso in due metà con cappio di ritorno, un anello del diametro di 110 cm necessari per poter inscrivere (al limite....) anche la mitica 691 carenata Rivarossi; il cambio di polarità è in completo automatismo quando è attivo il programma di esercizio da esposizioni; nella foto si notano i due semimoduli incernierati e ripiegati. Per costruire questo circuito ho impiegato sezioni commerciali di binario, sempre Roco, per ottenere una curvatura omogenea.

Al momento il modulo non è "operativo" in quanto privo di paesaggio ma ho già in previsione un suo completamento per armonizzarlo con l'adiacente, munendolo di una stazione di transito con un piccolo raccordo di scalo (un binario).




 
 
 
 
 
 
 



















 
 
 
 
 

 

 

 

 

 



martedì 10 dicembre 2013

Gli attuatori a filo di memoria


Allo scopo di ottenere un movimento più realistico possibile, quindi lento, degli aghi degli scambi ho fatto ricorso al sistema col filo di memoria, col quale ho realizzato degli attuatori che ho usato anche per gli sganciatori, data l'economicità (che non guasta mai) della realizzazione; in commercio ci sono motori lenti per questo scopo ma talvolta sono di ingombro eccessivo ed in ogni caso il prezzo è molto più elevato.
Lo spunto l'ho tratto dalla rivista Tutto Treno Modellismo (Duegi Editrice) della quale sono appassionato lettore e dalla quale ho tratto molti suggerimenti per i miei lavori: un articolo riportava questo fantastico prodotto commercializzato dalla Pro Rail International (Belgio); sulla stessa rivista venivano anche indicati gli schemi di realizzazione.
Ho subito ordinato per posta un quantitativo sufficiente alle mie esigenze, con i necessari accessori, e in breve tempo ho ricevuto quanto richiesto, senza problemi. La Pro Rail si è rivelata molto efficiente e nelle istruzioni allegate alla confezione ci sono tutte le spiegazioni, in inglese, necessarie con vari tipi di circuiti elettrici di alimentazione.

Questo è il modello realizzato in base allo schema proposto da TTM.
L'alimentazione è in corrente continua a 12V e la resistenza che si vede nella foto è da 56 Ohm - 5W, tale da non far superare la corrente nel filo di 200 mA circa, valore consigliato nelle istruzioni.
Questo è un circuito molto semplice: attualmente ho preferito, per tranquillità, sostituire questo tipo di alimentazione con un piccolo circuito elettronico che impedisce di superare la soglia di corrente in qualunque situazione di carico.
Questo è un altro tipo di attuatore che avevo inizialmente ideato: in questo caso ci sono due bulloncini ortogonali dei quali  viene scelto quello più adatto in base alla posizione sul piano di fissaggio (non sempre è possibile un montaggio libero, si è condizionati sia dalla struttura che dalla vicinanza di altri meccanismi); il bulloncino serve per serrare tra due dadi l'asta di comando che va a impegnare l'ago dello scambio.

In questa foto si possono vedere i due tipi di attuatori in opera, quello superiore comanda uno sganciatore (movimento verticale) mentre quello inferiore comanda l'ago di uno scambio o incrocio (movimento orizzontale).











domenica 8 dicembre 2013

Gli sganciatori

 
Una particolarità del mio diorama sono gli sganciatori, di cui ne ho previsto un nutrito numero; un obiettivo del mio impianto infatti è quello di poter effettuare manovre di tutti i tipi e in una stazione terminale le occasioni non mancano!
 
Ogni sganciatore ha una parte fissa, un magnete permanente, ed una mobile azionata dal filo a memoria; nella foto si può vedere il magnete (di quelli usati per gli sportelli dei mobili) posizionato nella nicchia predisposta nel foglio di sughero. Il magnete mi serve per i ganci Rivarossi (scala 1:80). Il foro che questi magneti hanno al centro è provvidenziale, come spiego di seguito.
In quest'altra foto si vede una configurazione particolare, unica nel diorama, in cui ho predisposto una intera sezione di sgancio composta solo da magneti (non c'è la parte mobile) e posizionati con polarità omonime adiacenti in modo da avere in ogni punto lo stesso effetto di campo (attrazione); è il tratto di fermata nel 2° binario dove il locomotore si sgancia dal convoglio per effettuare il giro macchina: non potendo prevedere il punto esatto di fermata (dipende dal tipo di motrice) ho stabilito un tratto sufficiente dove potrebbe trovarsi il primo gancio.  Questo tipo di funzionamento può avvenire solamente in presenza di ganci classici (ad "attrazione") modello Rivarossi storico: ho quindi modificato i ganci (a "repulsione") delle carrozze interessate (la prima e l'ultima del convoglio) trasformandoli nel tipo classico. La sezione in questione mi serve solamente durante il funzionamento in automatico della circolazione, soprattutto nelle esposizioni fieristiche. Nel diorama ogni binario di scalo ha il proprio sganciatore mentre i binari di corsa ne hanno uno all'inizio e uno alla fine, poco prima della traversa limite.

La parte mobile dello sganciatore è composta dagli elementi che si vedono nella foto, autocostruiti utilizzando tondino e tubetto di ottone, lastrina di ottone e lastrina di vetronite ramata su un lato (quella per circuiti elettronici).
L'asta porta pattino scorre dentro il foro del magnete permanente.
 
 
 
 
 
 
Un particolare del montaggio sottoplancia del dispositivo: il tondino ripiegato saldato sul tubetto è uno scarto di reoforo di componente elettronico (molto tenero da piegarsi); la leva dell'attuatore si innesta nella scanalatura praticata nel tubetto e il tondino ripiegato impedisce alla leva di uscire dalla sede, consentendo inoltre all'insieme di non ruotare durante il funzionamento mantenendo l'allineamento della piastra di sganciamento col binario. L'asta l'ho saldata al tubetto alla giusta all'altezza mediante una dima.


L'accoppiamento dell'attuatore con lo sganciatore.












Gli sganciatori posati in opera: non "deturpano" il paesaggio ferroviario più di tanto.....

 
 
 
 
 

 

sabato 7 dicembre 2013

Il quadro comandi

Il quadro comandi l'ho realizzato completamente in legno mediante una struttura scatolare con fogli di compensato da 8 mm, chiusa alla sommità da uno sportello incernierato che riporta il quadro sinottico del piano di stazione con tutti i comandi; all'interno sono sistemati i
due trasformatori di alimentazione e le schede dei circuiti elettronici dei relè bistabili con relativi temporizzatori.
I trasformatori sono tutti di recupero: il primo, un vecchio trasformatore a due uscite sul secondario 12 e 24 V da 75 VA, proveniente da una vecchia macchina da stampa flessografica che mi serve per alimentare gli attuatori a filo di memoria (tramite un circuito raddrizzatore stabilizzato), i led del quadro, la pompa del mulino ad acqua e le luci interne delle costruzioni, l'altro un semplice trasformatore a 12 V alimentante un circuito elettronico con stabilizzazione e regolazione della tensione per la trazione.Tutti i circuiti elettronici che utilizzo li ho autocostruiti.

Il coperchio superiore apribile, rifinito con cornice, l'ho ricoperto con un foglio di vinile bianco sul quale ho riportato lo schema del tracciato di stazione realizzato su film vinilico a computer e intagliato con plotter. La struttura l'ho verniciata con flatting per imbarcazioni. Una maniglia ne facilita il trasporto come se fosse una valigia.
Frontalmente ci sono le porte parallele per il collegamento con i moduli e l'alimentazione di rete.
I pulsanti che si vedono nella foto sono gli azionatori degli sganciatori, mentre gli interruttori agiscono sugli scambi oppure sulle sezioni di binario: i relativi led  ne indicano lo stato.
Sulle file inferiori sono posizionati interruttori di altre funzioni, i pulsanti per i reset iniziali di controllo dei relè e i led dei temporizzatori.
In questa parte si vede la regolazione della trazione con il commutatore del senso di marcia e la strumentazione per il controllo di tensione e corrente dei circuiti. Due fusibili mi proteggono i circuiti in continua ed in alternata dalle sovracorrenti.








Aprendo lo sportello, i cablaggi interni sono una selva di fili inestricabile!
Nella foto è visibile l'alimentatore con doppia uscita a 12 e 24 V in c.a. con a fianco il circuito raddrizzatore; in basso la serie delle schede dei circuiti dei relè.









Dall'altro lato c'è il secondo alimentatore per il circuito di trazione con relativo circuito elettronico di regolazione