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giovedì 12 dicembre 2013

Il piano di stazione

La genesi:
 
Una foto storica del piazzale della stazione di Chiavenna: non c'è ancora l'elettrificazione trifase, siamo quindi prima del 1902; si vede, da sinistra, il magazzino merci, la stazione e all'estrema destra il deposito locomotive con la torre idrica.
 

 
L'obiettivo di questo mio lavoro è stato quello di riprodurre con un certo grado di fedeltà (ma anche di libertà) la stazione di Chiavenna, compatibilmente con lo spazio a disposizione ovvero un locale soffitta.
Il diorama è costituito da due moduli con un piano di appoggio in compensato multistrato da 1 cm rinforzato inferiormente da una struttura in longheroni di abete 7 x 2 cm.
Essendo le dimensioni di ciascun modulo limitate (cm 140 x 60), studiate per poter passare attraverso la botola di accesso al locale soffitta, sede operativa del mio impianto, e nel contempo permettere un discreto traffico, il piano di stazione riproduce di massima quello esistente nella stazione reale, con parecchie "licenze" a partire dalla lunghezza, ovviamente: c'è comunque il fascio dei tre binari di arrivo con i relativi scambi nella parte terminale e il deposito locomotive a due binari situato però dalla parte opposta rispetto alla realtà, come pure il magazzino merci.
Per avere la possibilità di manovre nonché di binari di ricovero locomotive per cambi trazione, sempre molto interessanti nelle stazioni terminali, ho posizionato liberamente alcuni binari scalo compatibilmente con lo spazio disponibile.
 
Dalla foto si può vedere il lato ingresso stazione col fascio binari del deposito (i due più esterni), più altri due. E' possibile vedere il filo bianco di guida  che ho tesato alle estremità con elastici per l'allineamento dei binari; il piano di appoggio dei binari l'ho ricoperto con un foglio di sughero di spessore 3 mm per l'insonorizzazione.
L'unione dei due moduli è in corrispondenza della tripla traccia trasversale, poco prima dell'incrocio inglese.
 
Vista dal lato opposto con i tre terminali dei binari di corsa ed un tronchino per le manovre. Come armamento ho usato il flessibile Roco, codice 83. Nel tronchino ho modificato il passo delle traversine per renderlo più realistico. Tra primo e secondo binario verrà inserito il marciapiede.
In questa foto si vede la giunzione dei moduli con le due spine sulle testate per il centraggio.
Per non avere problemi di conducibilità negli scambi e incroci ho inserito dei ponticelli di filo di rame (ricavato da comune filo elettrico) saldati previa asportazione col cutter delle traversine: è una precauzione utile, anche se Roco prevede già di fabbrica il collegamento, ma non si sa mai.......una volta montato lo scambio o l'incrocio è difficile porvi rimedio! Per la polarizzazione del cuore non ci sono problemi in quanto ci sono le 3 prese per i collegamenti visibili in basso a destra nella foto.
 
La linea aerea è di produzione Linea Model, molto realistica che accresce la qualità dell'impianto ma molto delicata e di non semplice assemblaggio; ho usato diversi tipi di palificazione: semplice, multipla e sospensione fissa e ad archetto. Come filo aereo ho utilizzato il tipo sintetico elastico da 0,2 mm (Essebiemme), che ho pitturato col pennarello indelebile nero a punta grossa: ho fatto una fessura longitudinale col cutter nella punta ed in mezzo ho fatto scorrere il filo, il risultato è ottimo (è difficile usare un colore a pennello per via dei possibili grumi).
   
Naturalmente la linea aerea l'ho fissata col suo basamento prima di stendere la massicciata; non l'ho avvitata ma incollata in quanto il filetto alla base del palo è risultato di lunghezza insufficiente: inizialmente ho incollato a parte il palo alla base e successivamente l'insieme base-palo in opera mediante colla bicomponente (colla speciale americana per modellismo che lascia un tempo di 30' per l'applicazione prima di cominciare a indurire, dopo 24 ore l'essicazione è completa, come il cemento!). La massicciata è di Lineasecondaria, trattata prima dell'applicazione: bianca in origine, ne ho versato una discreta quantità in un barattolo da conserva aggiungendo del colore in polvere (terra), di tonalità terra ombra naturale, poco inizialmente, e poi ho agitato energicamente il barattolo, aggiungendo successivamente colore fino a raggiungere la tonalità desiderata. Dopo aver steso la massicciata con l'aiuto di pennello e spatolino, ho colato la miscela di colla vinilica e acqua (50%) con qualche goccia di detersivo da piatti mediante una siringa con ago grosso (da prelievo) aiutandomi con lo spatolino a compattare bene il ghiaino (a volte tende a lasciare vuoti quando assorbe il liquido); è un lavoro di pazienza perché ho iniettato la miscela a zone e tra traversina e traversina, senza sporcarle, altrimenti seccando sarebbero rimaste semilucide.
Il resto del piazzale l'ho ricoperto con sabbia finissima, applicata con la stessa tecnica della massicciata, senza trattamento di colore perché già in tonalità adatta per lo scopo; soltanto qua e là qualche sporcatura, sempre con terre. 
  
Particolarmente laboriosa è stata la posa in opera di ciascun palo dovendone curare la perfetta verticalità: all'uopo ho costruito una coppia di piastrine rettangolari flessibili (in legno duro), che ho fissato mediante una vite sul piano del plastico, con un'estremità poggiante sulla base in cemento del palo, in direzioni ortogonali fra loro: regolando la vite ho ottenuto maggiore o minore pressione sul basamento andando così ad incidere sulla inclinazione del palo; la colla bicomponente ha poi fissato il palo in quella posizione.
 
Nel punto di unione dei due moduli ho preferito ricorrere allo stratagemma del doppio palo, che nella realtà si può incontrare in corrispondenza di arrivi/partenze di tratte di linea aerea: avrei anche potuto lasciare il semplice palo col filo mobile che con un piccolo cappio si univa al palo successivo, ma ho preferito questa soluzione in quanto essendoci mensole a due e tre vie da collegare, la semplice tensione del filo, anche se minima, ne determinerebbe una flessione.


Il problema della flessione della mensola a due e tre vie per i pali gemelli sul bordo dei moduli, nonostante siano costruiti a portale, esiste comunque ed ho ovviato rinforzando il tubo della mensola con una rotaia affiancata e fissata con delle griffe fatte con filo di ottone inserito in un foro praticato nella rotaia e saldato, successivamente ripiegato: una goccia di cianoacrilato assicura l'insieme. Il sistema si è rivelato efficace, esteticamente accettabile. Il problema più grosso è stato costruire il portale a tre vie a partire da due semplici pali; inizialmente ho fissato i 2 pali (fra 3° e 4° binario) con le mensole a tre vie con la solita tecnica usata per gli altri, successivamente gli altri 2 sul marciapiede del 1° binario, muniti di un piccolo tratto di mensola con inserito, a cannocchiale, un tubicino: questo tubicino l'ho fatto scorrere fino ad imboccare la mensola del palo opposto, ed il gioco è fatto! E' stata così garantita la posa in squadra dei pali e l'unica cosa che si nota (a dire il vero poco) è quel "salsicciotto" lungo pochi millimetri all'estremità dei pali, come si può vedere nella foto. Ci può stare.........d'altronde  tentare di montare tutto di un pezzo il portale è una cosa impossibile!

Per quanto riguarda gli ormeggi fissi di testa ai terminali ho autocostruito il traliccio usando spezzoni di binario, saldati insieme. Quello nella foto è dei tre binari di arrivo.

 

Questo invece è del tronchino di manovra.
I fermacarri che si vedono nelle foto sono di provenienza Rivarossi, elaborati e sporcati a dovere.
Per i due binari di ricovero di fianco al deposito ho costruito, sempre con la stessa tecnica, quest'altro tipo di ormeggio sfruttando il muro del portale della galleria (Faller)
Vista d'assieme del diorama. Lo spazio è quello che è.........soprattutto l'altezza.......
Per rendere operativo il diorama ho creato un modulo di servizio (cm 175 x 120) diviso in due metà con cappio di ritorno, un anello del diametro di 110 cm necessari per poter inscrivere (al limite....) anche la mitica 691 carenata Rivarossi; il cambio di polarità è in completo automatismo quando è attivo il programma di esercizio da esposizioni; nella foto si notano i due semimoduli incernierati e ripiegati. Per costruire questo circuito ho impiegato sezioni commerciali di binario, sempre Roco, per ottenere una curvatura omogenea.

Al momento il modulo non è "operativo" in quanto privo di paesaggio ma ho già in previsione un suo completamento per armonizzarlo con l'adiacente, munendolo di una stazione di transito con un piccolo raccordo di scalo (un binario).




 
 
 
 
 
 
 



















 
 
 
 
 

 

 

 

 

 



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